Tutto ‘l mondo sa che nella Robur gioca un gran campione
Ancona st’ a guardà
E tutta Jesi se st’ a rosigà
Quando segnerà
Un coro parte dall’armata ultrà
Ed il suo nome è Caio Scabini
E per diec’anni
Saremo primi
[Coro dei tifosi della Robur Osimo]
Stephen Curry? Sì, fa canestro da lontanuccio, però non so…
Damian Lillard? Pazzesco, però che ti devo dire…
Sto per raccontarvi una bella storia di un giocatore che ha scritto pagine importanti, indelebili che rimarranno scolpite nelle memorie del nostro basket per sempre. I suoi canestri da lontano, molto lontano, molti anche da metà campo, erano il suo marchio di fabbrica. Ad Osimo lo hanno nominato Re… Re Caio!
Claudio Scabini è stato uno dei giocatori più talentuosi che abbia avuto il piacere di conoscere, ormai più di 30 anni fa. Mamma mia come passa il tempo! Arrivò giovanissimo ad Ancona, appena ventenne, in prestito dalla Don Bosco Trieste, una società che aveva appena sfornato fior fiore di giocatori come Lokar, Attruia, Pecile, Spangaro, tanto per citarne alcuni.
Caio doveva essere il cambio di Lolli Micucci, ma quel ragazzino mingherlino, timido fuori dal parquet, quando aveva il pallone tra le mani si trasformava. Aveva una meccanica di tiro rapidissima, faceva canestri senza neanche muovere la retina, talmente perfetta era la sua parabola. E così nonostante fossi sempre stato un donnaiolo impenitente, mi innamorai subito di questo giovane ragazzo. Eh sì, pensai che fosse un piccolo fenomeno.
[Quando scriviamo che segnava da metà campo non è un modo di dire: segnava letteralmente da metà campo – VIDEO TRATTO DALLA PAGINA FACEBOOK DELLA ROBUR BASKET OSIMO]
Al suo arrivo c’era coach Impaloni in panchina e tra i suoi compagni di squadra ricordo il mai dimenticato Fabione Principi, Tortù e Panzini. L’esplosione vera e propria avvenne però l’anno successivo, con Rinaldi e Alessio Baldinelli che vollero tenersi a tutti i costi quel giovane talento triestino. Fu una stagione strepitosa, con i playoff conquistati in pompa magna grazie anche ai suoi fantastici compagni di squadra come la rivelazione Carlo Renzi, quel funambolo di Gianluca De Ambrosi, lo stesso Tortù, Mancini, Panzini, Micucci Principi ed i giovanissimi Alessandro Cantani e Gionata Ferrini. In tre campionati con la maglia della Stamura Caio realizzò la bellezza di più di 900 punti ed era già entrato nel mirino di alcune società di serie A.
Alessio Baldinelli decise di portarselo a Jesi alcuni anni dopo. Anche lì tre stagioni fantastiche con altrettante promozioni con l’indimenticabile partita contro Bergamo di coach Recalcati il 21 maggio del ‘97 che sancì la storica salita di Jesi in A2. Insieme a Villani, Setti, Usberti che poi saranno suoi compagni anche ad Osimo, Caio fu artefice di canestri decisivi che gli valsero la soddisfazione assoluta di esordire in serie A al fianco di gente con Prioleau e Pelle, anche se in quella stagione ci fu l’esonero (mai digerito) dello stesso Baldinelli.
Le stagioni di Caio ad Osimo le conosciamo tutti. Più di 1700 punti realizzati con la canotta numero 6 e i tifosi che lo amavano alla follia! Voglio raccontare un aneddoto di quegli anni. Durante una radiocronaca per una emittente siciliana (credo per seguire Cefalù) ad un certo punto Scabini realizzò uno dei suoi tiri impossibili ed improponibili da quasi metà campo. Lo gridai ad altissima voce in radio. Nell’intervallo mi chiama il direttore della radio siciliana dicendomi che non dovevo esagerare. «Che minchia racconti? Un canestro da metà campo?». «Certo – gli risposi – si riveda le immagini in tv». Alcuni giorni dopo mi squilla il telefono: era il direttore della radio che si scusava dicendomi che non aveva mai visto niente del genere. Pensai tra me e me: «si vede che questo non conosce per niente Caio. Re Caio».
[Cavolo, mi è entrato un moscerino nell’occhio… e anche nell’altro…]
Il resto è storia più o meno recente. Scabini ha continuato a giocare nelle minors (che poi secondo me minors non sono perché ogni singola società merita rispetto, se non altro per tutte le persone che ci dedicano molto del loro tempo la maggior parte a titolo gratuito). Credo che alla fine abbia vinto otto campionati e adesso, con i suoi occhialini, salta da una parte all’altra da coach ad assistente, da direttore sportivo a tifoso…
Tifoso? Eh sì, ma non di una squadra, bensì di suo figlio Alessio (un nome, una garanzia…). La mano è quella del padre, ma ha lui ha anche un piede magico. E no, non fa il calciatore: è semplicemente campione italiano di kart indoor. Un talento puro (buon sangue non mente…) che quando sale sul kart sembra trasformarsi e lo rende capace di mettersi dietro tutti.
Voglio fare un doppio augurio al papà e al figlio: al papà di vestire la casacca della nazionale Over 50 di basket, al figlio di esordire in Formula Uno visto che il suo idolo eè Fernando Alonso. Sogniamo in grande: con Re Caio tutto è possibile!
di Francesco Vallesi
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